Fine vita. La scelta di Fabio Ridolfi "Morirò con la sedazione profonda e continua"

di redazione 06/06/2022 CULTURA E SOCIETÀ
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Una risposta a un diritto negato, ai ritardi nel dare riscontro alle sue legittime richieste, riconosciute dalla Corte Costituzionale nella sentenza 242.

Per questo Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano (Pesaro), immobilizzato da 18 anni a letto a causa di una tetraparesi, ha scelto personalmente il modo di porre fine alle sue sofferenze, lo farà tramite la sedazione profonda e continua.

È stato lui stesso a comunicare la scelta all’Associazione Luca Coscioni attraverso il puntatore oculare, lo strumento che gli permette di parlare senza voce. In un video spiega: "Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire, ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene"

Un fermo immagine del video appello di Fabio Ridolfi, 18 maggio 2022

Il lungo iter burocratico e i ritardi dell'Azienda Sanitaria Regionale delle Marche

A disattendere le richieste di Fabio e ad allungare i tempi burocratici dell’iter previsto dal suicidio assistito è stato il Servizio Sanitario Regionale delle Marche.

“Dopo aver comunicato con 40 giorni di ritardo il parere del Comitato Etico con il via libera per l'aiuto medico alla morte volontaria -sottolinea l’Associazione Coscioni- l'Asur Marche non ha mai indicato il parere sul farmaco e sulle relative modalità di somministrazione". Per questo motivo Fabio il 27 maggio aveva anche diffidato formalmente l'Azienda sanitaria a effettuare in tempi brevi le verifiche sul farmaco. Una diffida cui, però, ricorda l'Associazione, "l'Asur ad oggi non ha mai risposto; decorsi i termini, i legali di Fabio avrebbero potuto legittimamente procedere con un'azione penale nei confronti dei responsabili dell'inadempimento per omissione di atti d'ufficio".

"Fabio aveva un diritto - dichiarano l'avv. Filomena Gallo, segretario nazionale Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio difensivo di Fabio Ridolfi, e Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione - quello di poter scegliere l'aiuto medico alla morte volontaria, legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242 della Corte Costituzionale (CappatoDjFabio). Un diritto che gli è stato negato a causa dei continui ritardi e dell'ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta".   “Fabio merita rispetto - aggiungono - e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile. Ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più, per questo ha deciso di non voler più aspettare e di procedere con sedazione profonda e sospensione dei trattamenti di sostegno vitale”.

È da oltre due mesi che aspetta e l'Asur continua a ignorare la sua richiesta, dopo aver tenuto per 40 giorni in un cassetto un parere che affermava la presenza dei requisiti per accedere legalmente al suicidio assistito. "Non possiamo non notare -sottolineano ancora dall'Associazione Coscioni- anche il silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell'insabbiamento al Senato del testo di legge sull'aiuto al suicidio, dopo che la Corte Costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum".   

"Il parere favorevole del Comitato Etico sulla sussistenza delle condizioni necessarie per procedere con l'aiuto medico alla morte volontaria,  - ricordano - incompleto perché mancante della indicazione del farmaco e delle modalità di somministrazione, era arrivato all'indomani di un appello pubblico di Fabio Ridolfi e dopo essere stato bloccato per 40 giorni dalla Asur Marche".


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